Piccola e molto consistente, la “pera picciòla” si trova solo sul Monte Amiata. Cibo dei poveri agli inizi del Novecento che usavano consumarla dopo averla bollita con le castagne, oggi questo frutto racconta la tradizione di una terra tutta da scoprire e rappresenta un caso eclatante di come sia possibile salvaguardare e valorizzare la biodiversità.
Parte della famiglia delle Rosacee e catalogata dal botanico Augusto De Bellis come Pyrus communis var. Achras-Gaertner, la pianta del pero picciolo è una specie pura che si trova soltanto in zone circoscritte del Monte Amiata.
Oltre alle peculiari caratteristiche botaniche, la Picciòla è anche un unicum per quanto riguarda la cucina e forse si deve proprio alla tradizione enogastronomica amiatina il non aver permesso che venisse abbandonata la coltivazione di questo frutto quando nel mercato abbondavano alimenti di ogni varietà.
Pera esclusivamente “da cuocere”, a differenza delle “sue sorelle”, la piccìola resiste molto bene alle manipolazioni culinarie e alle temperature elevate del forno e pertanto si abbina facilmente a diversi cibi. Base per il Ratafià, liquore aromatico tipico di queste terre, la pera picciòla è ottima anche sciroppata.
Per tutelare la sopravvivenza di questa produzione (inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Toscana nel 2009) e per contribuire a diffonderne la conoscenza è nata un’associazione che riunisce produttori, operatori del settore, addetti alla ristorazione e appassionati amanti della natura e delle terre dell’Amiata.